Partiti stamattina prima dell’alba alla volta di Stoccolma quindici studenti del Polo Liceale, accompagnati dalla prof.ssa Rossini. Li aspetta un’esperienza che si sono guadagnati grazie al loro eccellente profitto scolastico, ma che andrà ben oltre quello che comunemente si apprende sui banchi di scuola. Ventuno giorni nella capitale svedese, finanziati coi fondi comunitari europei che l’Istituto si è aggiudicato partecipando ad un bando PON, per sperimentare un percorso di Alternanza Scuola Lavoro all’estero, in cui apprenderanno come si presenta un curriculum vitae o si sostiene un colloquio di lavoro in un paese straniero, conosceranno molteplici realtà lavorative e potenzieranno le loro competenze linguistiche, anche grazie a un corso di preparazione all’esame IELTS presso la Folksuniversitet. Un filo rosso lega le esperienze di alternanza svolte in Italia a quelle previste in terra scandinava. Il confronto in Svezia con le organizzazioni Disabled Refugees Welcome, Hela Sverige, IM proseguirà il discorso iniziato lo scorso anno da Cesare, Martina,Lucrezia, Giacomo, Francesco, Manfredi, Diana, Emma, Melissa e Claudia presso associazioni di volontariato locali legate ai temi dell’immigrazione, della promozione sociale e del rispetto dei diritti.  Gemma, Francesco Maria e Bianca, che a Grosseto avevano fatto esperienza presso musei locali, toccheranno con mano come vengono gestiti e organizzati il Moderna Museet o il Nobel Museum. Vanessa e Leonardo, infine,  potranno confrontare il mondo della cultura e della ricerca universitaria italiana con quello svedese, incontrando lo staff dell’Università di Uppsala e la direttrice dell’Istituto Italiano di cultura di Stoccolma. Tre settimane intense, di studio e lavoro appunto, in cui di certo non mancheranno occasioni di svago e divertimento. E se in qualche momento sopraggiungerà un pizzico di nostalgia per l’Italia, dopo aver mangiato fuori a pranzo  polpette, salmone e dolcini alla cannella, a cena non sarà proibito cucinare in appartamento due spaghetti e una bistecca alla fiorentina: non fa forse parte anche questo delle life skills che l’ASL deve insegnare?